L’Arcadia in Brenta, libretto, Amburgo, Spieringk, 1755

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera terrena in casa di messer Fabrizio.
 
 FABRIZIO, che dorme sopra una poltrona in veste da camera, e FORESTO
 
 FORESTO
 Oh questa sì ch'è bella,
 il padrone di casa
 a tutt'i forastieri dà ricetto
 e gli convien dormir fuori del letto.
5Con questa bell'Arcadia
 ei si va rovinando ed io, che sono
 da questo sciocco economo creato,
 or che manca il denar, son imbrogliato.
 Orsù lo vo' svegliar. Già s'alza il sole;
10oggi almeno ci vuole,
 fra quei che siamo e quelli che veranno,
 mezza l'entrata sua di tutto l'anno.
 Signor Fabrizio... Ehi signor Fabrizio.
 Svegliatevi, ch'è tardi.
15Su via, che s'alza il sole;
 v'ho da dir due parole.
 FABRIZIO
 Che? (Svegliandosi un poco)
 FORESTO
              Svegliatevi.
 FABRIZIO
                                      Sì.
 FORESTO
                                              V'ho da parlare.
 FABRIZIO
 Par... la... te.
 FORESTO
                          Egli si torna a addormentare.
 Su via, messer Fabrizio.
 FABRIZIO
                                               Seguitate. (Si risveglia)
 FORESTO
20Se voi non m'ascoltate,
 non vo' parlar da stolto.
 FABRIZIO
 Tengo gli occhi serrati ma v'ascolto. (Dorme)
 FORESTO
 Ben, sappiate che io
 ho il denar terminato
25che voi m'avete dato,
 che per tante persone
 convien fare una buona provigione.
 Che rispondete? Sì, dorme di gusto.
 Signor Fabrizio...
 FABRIZIO
                                   Già.
 FORESTO
                                              M'avete inteso?
 FABRIZIO
30Ho inteso tutto.
 FORESTO
                                E ben, che rispondete?
 FABRIZIO
 Fate quel che volete.
 FORESTO
 Ma il denar?
 FABRIZIO
                           Che denar?
 FORESTO
                                                   M'avete inteso?
 FABRIZIO
 Tutto non ho compreso.
 Tornate a dir.
 FORESTO
                            Alzatevi di grazia.
 FABRIZIO
35Voi avete timor ch'io m'addormenti,
 pericolo non v'è ma per gradirvi
 m'alzerò; via, parlate. (S’alza e si accosta bel bello al poggio della poltrona)
 FORESTO
 Ora, signor, sappiate
 che non v'è più denaro...
 FABRIZIO
                                               Ben.
 FORESTO
                                                          Che io
40non so più come far, che oggi s'aspetta (S’addormenta)
 nuova foresteria...
 E buonanotte di vosignoria.
 Signor Fabrizio... Ehi signor Fabrizio. (Più forte)
 Signor Fabrizio...
 FABRIZIO
                                   Che! Come!
 FORESTO
                                                           Voi siete
45impastato di sonno.
 FABRIZIO
                                       Io? Che dite?
 Dormo io? Signor no. Eccomi lesto.
 FORESTO
 Venite qua. (Lo prende per una mano e lo tien forte)
 FABRIZIO
                          Son qua.
 FORESTO
                                             Vi torno a dire,
 signor Fabrizio caro,
 che vi vuol del denaro.
 FABRIZIO
50Ed io risponderò,
 signor Foresto caro, io non ne ho.
 FORESTO
 Ma che fare dovrò
 per supplire l'impegno in cui voi siete?
 FABRIZIO
 Fate quel che volete.
 FORESTO
55Non v'è denaro?
 FABRIZIO
                                 Oibò.
 FORESTO
                                              Grano?
 FABRIZIO
                                                              È venduto.
 FORESTO
 Quei cavalli indiscreti
 si potrian esitar.
 FABRIZIO
                                 Sì. (S’appoggia alla spalla di Foresto)
 FORESTO
                                         La carrozza?
 FABRIZIO
 La carroz... za... (S’addormenta)
 FORESTO
                                Eh io non sono pazzo
 di volervi servir di matarazzo.
 FABRIZIO
60Sì, la carrozza...
 FORESTO
                               O la carrozza o il carro,
 vi dico in due parole
 che se non v'è denar l'Arcadia vostra
 è presto terminata
 e tutta la brigata,
65provista d'appetito,
 grazie vi renderà del dolce invito.
 
    Se vi mancano i contanti,
 fate quel che fanno tanti,
 impegnate e poi vendete
70e se robba non avete
 già si sa l'usanza vaga
 che si compra e non si paga
 e si gode all'altrui spalle
 ed aspetta il creditor.
 
75   Questa regola è diffusa,
 da per tutto già si usa.
 Ed è segno ch'ha del credito,
 quando un uomo è debitor.
 
 SCENA II
 
 FABRIZIO solo
 
 FABRIZIO
 Per dirla, quasi quasi
80or or me n'anderei
 e l'Arcadia e i pastori impianterei.
 Ma se l'anno passato
 son già stato graziato, il dover mio
 vuol che st'anno lo stesso faccia anch'io.
85E poi? E poi vi son quelle ragazze
 che mi piaciono tanto
 e spero aver d'innamorarle il vanto.
 Ma diavolo, si spende
 troppo a rotta di collo.
90Voglio un po' far il conto,
 quanto ho speso finora
 e quanto doverò spender ancora. (Tira fuori un foglio ed una penna da lapis)
 
    Quattrocento bei ducati...
 poverini sono andati.
95Sessantotto bei zecchini...
 sono andati poverini.
 Trenta doppie... oh che animale!
 Cento scudi... oh bestiale!
 Quanto fanno? Io non lo so.
 
100   I zecchini sessantotto
 co' ducati quatrocento
 fanno... fanno... Oh che tormento!
 Basta, il conto è bello e fatto,
 perché un soldo più non ho.
 
 SCENA III
 
 Giardino che termina al fiume Brenta.
 
 ROSANNA, LAURA, GIACINTO, FORESTO sopra sedili erbosi, poi FABRIZIO
 
 A QUATTRO
 
105   Che amabile contento
 fra questi ameni fiori
 godere il bel concento
 degli augellin canori!
 Che bell'udir quest'aure,
110quell'onde a mormorar!
 
 FABRIZIO
 
    Che bella compagnia!
 Fa proprio innamorar.
 
 A QUATTRO
 
    Che bell'udir quest'aure,
 quell'onde susurrar!
 
 GIACINTO
115Bellissima Rosanna,
 nell'Arcadia novella
 bramo che siate voi mia pastorella.
 ROSANNA
 Anzi mi fate onore
 e vi accetto, signor, per mio pastore.
 FORESTO
120E voi, Lauretta cara,
 seguendo dell'Arcadia il paragone,
 la pecora sarete...
 LAURETTA
                                   E voi il caprone.
 FABRIZIO
 Bravi, così mi piace.
 Voi quatro in buona pace
125state qui allegramente
 ed il pover Fabrizio niente, niente.
 GIACINTO
 Via, sedete, o signore.
 FABRIZIO
                                           Io sederei
 qui volontieri un poco,
 s'uno di lor signor mi desse loco.
 FORESTO
130Intesi a dir fra l'altre cose vere
 che non manca mai sedia a chi ha il sedere.
 FABRIZIO
 (Cappari! Il caso è brutto.
 Io niente e loro tutto? Aspetta, aspetta).
 Amico, una parola. (A Foresto)
 FORESTO
                                      E che volete?
 FABRIZIO
135Parlar di quel negozio.
 FORESTO
 Di che?
 FABRIZIO
                  Non m'intendete? Uh capo storno!
 FORESTO
 Dell'argent?
 FABRIZIO
                                 Io!
 FORESTO
                                         Lauretta, adesso torno. (S’alza)
 Eccomi, ov'è il denaro?
 FABRIZIO
 Aspettate un momento.
140Passeggiate un tantino ed io mi sento.
 Ah ah, te l'ho ficcata. (Siede nel loco del Foresto)
 Oh questa sì ch'è bella,
 io non voglio star senza pastorella.
 FORESTO
 Pazienza, me l'hai fatta;
145ma mi vendicherò.
 LAURETTA
                                      (Vo' divertirmi).
 Bella creanza al certo!
 Dove apprendeste mai
 cotanta inciviltà?
 FABRIZIO
                                  Ma finalmente...
 LAURETTA
 Finalmente, vi dico,
150non si tratta così.
 FABRIZIO
                                  Son io...
 LAURETTA
                                                   Voi siete
 un bell'ignorantaccio.
 Dirò meglio; voi siete un villanaccio.
 FABRIZIO
 Al padrone di casa?
 LAURETTA
                                       Che padrone!
 Questa casa, ch'è qui, non è più vostra.
155Questa è l'Arcadia nostra,
 noi siamo pastorelle e voi pastore
 e non serve che fate il bell'umore.
 FABRIZIO
 Dice ben.
 FORESTO
                     La capite?
 LAURETTA
 Non occorre che dite:
160«Voglio, non voglio».
 FABRIZIO
                                         Oibò.
 FORESTO
                                                      Vogliamo fare
 tutto quel che ci pare.
 FABRIZIO
 Signorsì.
 LAURETTA
                    E non è poca
 la nostra cortesia
 che non v'abbiam sinor cacciato via.
 FABRIZIO
165Padroni.
 FORESTO
                   Avete inteso?
 FABRIZIO
 Se non son sordo.
 LAURETTA
                                   Acciò ben la capisca
 la vostra mente stolta,
 ve lo tornerò a dir un'altra volta.
 
    Vogliamo fare
170quel che ci pare.
 Vogliam cantare,
 vogliam ballare
 e voi tacete,
 poiché voi siete
175senza giudizio.
 Signor Fabrizio,
 siete arrabbiato?
 Via, ch'ho burlato,
 non dirò più.
 
180   L'Arcadia nostra
 tutto permette.
 Due parolette
 non fanno male.
 Un animale
185di voi più docile
 giammai non fu.
 
 SCENA IV
 
 ROSANNA, GIACINTO, FABRIZIO e FORESTO
 
 FABRIZIO
 Io rimango incantato.
 FORESTO
 Signor, che cosa è stato?
 Se comanda seder, si serva pure.
190Oh questa sì ch'è bella!
 Io non voglio star senza pastorella. (Contrafacendo a Fabrizio)
 FABRIZIO
 Ancor voi mi burlate?
 FORESTO
 Io burlarvi? Pensate.
 Siete l'amico mio più fido e caro;
195ma se manca il denaro,
 vi giuro in fede mia
 che tutti ce n'andiamo in compagnia. (Parte)
 FABRIZIO
 Andate col malan ch'il ciel vi dia.
 Ma, signora Rosanna,
200che dite voi! Che dite voi, Giacinto,
 del parlar di Lauretta?
 GIACINTO
                                            E non vedete
 ch'ella si prende spasso?
 FABRIZIO
 Corpo di satanasso,
 cospettonon di Bacco,
205se me n'ha dette un sacco.
 ROSANNA
 Eppure il di lei sdegno
 parmi d'amore un segno.
 La femmina talora
 scaltra finge odiar quel che più adora.
 FABRIZIO
210Possibile che m'ami
 e così mi strapazzi?
 ROSANNA
                                       Io ve lo giuro,
 statene pur sicuro.
 Più volte l'amor suo m'ha confidato.
 Arde per voi.
 FABRIZIO
                           Che amor indiavolato!
 GIACINTO
215È ver? (Piano a Rosanna)
 ROSANNA
                 (Mi prendo spasso). (A Giacinto)
 Sapete la cagione (A Fabrizio)
 ch'or la rese furiosa?
 Perché è di me gelosa.
 FABRIZIO
                                           Or la capisco.
 Ma che motivo ha mai
220d'ingelosir di voi?
 ROSANNA
                                    Gli affetti miei
 ho confidati a lei.
 FABRIZIO
 Dunque voi pur mi amate?
 ROSANNA
 Purtroppo è ver.
 FABRIZIO
                                 Bellezze fortunate! (Toccandosi il viso)
 Giacinto, che ne dite?
225Forse v'ingelosite?
 GIACINTO
                                     Niente affatto.
 Io non sono sì matto.
 S'ella v'ama, signor, io vado via,
 che non voglio impazzir per gelosia.
 
    Chi mai non sa qual sia
230la gelosia nell'alma
 dimandi a chi la prova,
 a chi non trova calma,
 che quanto ha di funesto
 giammai gli spiegherà.
 
235   Dirà che avvampa e gela,
 per lei che si sospira,
 si freme e si delira
 ma tutto non dirà.
 
 SCENA V
 
 ROSANNA e FABRIZIO
 
 FABRIZIO
 Dunque, se voi mi amate,
240discorriamola un poco.
 ROSANNA
 Ma Laura sarà poi meco sdegnata.
 FABRIZIO
 Io non vo' quella donna indiavolata.
 ROSANNA
 L'amicizia, il dover non lo permette.
 FABRIZIO
 Amor non vuol riguardi;
245aggiustiamo le cose infra di noi
 e lasciate che poi Lauretta dica.
 ROSANNA
 V'amo ma non vogl'io tradir l'amica.
 FABRIZIO
 Oh caro il mio tesoro,
 già spasimo, già moro. (Ascolta)
 ROSANNA
250Olà, signor Fabrizio,
 più rispetto vi dico e più giudizio.
 
    Dono d'amica sorte
 sarebbe il vostro amore
 ma quando il cor è forte
255l'alma timor non ha.
 
    Sarà quel vostro ardire
 cagion del mio furore
  e pace nel martire
  sperar mai non potrà.
 
 SCENA VI
 
 FABRIZIO, poi un servo che non parla
 
 FABRIZIO
260Rosanna mi vuol bene e mi discaccia;
 Laura mi porta affetto e mi strapazza.
 Io non so di che razza
 siano cotesti amori.
 Se le ninfe e i pastori
265s'innamoran così, son tutti matti;
 questo sembra un amor tra cani e gatti.
 Chi? Madama Lindora?
 Dille che venga tosto e non si penta,
 che venga ad onorar l'Arcadia in Brenta. (Parte il servo)
270Caspita, questa dama
 di conoscermi brama!
 Fosse di me invaghita! Allora sì
 che queste due ragazze
 farei di gelosia diventar pazze.
 
 SCENA VII
 
 Madama LINDORA con due braccieri e detti
 
 LINDORA
275Oimè, non posso più. (Indietro)
 FABRIZIO
                                           Che cosa è stato?
 LINDORA
 Ho tanto caminato,
 non posso più.
 FABRIZIO
                              Vicino è il suo palazzo
 men d'un tiro di schioppo.
 LINDORA
 Per le mie pianticine è troppo, troppo.
 FABRIZIO
280Via, via s'avanzi e seda.
 LINDORA
 Guardate per pietà
 che non vi siano fiori;
 io non posso sentir cattivi odori.
 FABRIZIO
 L'odor non è cattivo! Faccia grazia.
 LINDORA
285Ahi, ahi.
 FABRIZIO
                   Qualche disgrazia?
 LINDORA
 Maledetto giardino!
 Ho sentito l'odor di gelsomino.
 FABRIZIO
 Vuol che lo butti via?
 LINDORA
                                         Sì, ve ne priego.
 FABRIZIO
 Vattene, o tristo vaso,
290che di madama hai conturbato il naso.
 Via, s'avanzi un tantino.
 LINDORA
 Adagio, pian pianino. (Ai braccieri)
 Mi volete stroppiar? Voi lo sapete,
 son delicata assai...
295Tre passi in una volta non fo mai.
 FABRIZIO
 Come dunque farà a salir le scale?
 LINDORA
 Tacete, mi vien male
 solo in pensarlo.
 FABRIZIO
                                 Scusi, mi perdoni;
 ella è forse stroppiata?
 LINDORA
300Anzi più ben tagliata
 donna non v'è di me. Voi stupireste
 nel vedermi ballar.
 FABRIZIO
                                      Quando si balla,
 non si fan quattro passi in su un mattone.
 LINDORA
 Trovata ho un'invenzione
305di far i minuetti
 con piccoli passetti;
 e perché il tempo veramente intendo,
 quattro battute in ogni passo io spendo.
 FABRIZIO
 Dunque sopra una festa in tal maniera
310un minuetto si farà per sera.
 LINDORA
 Ma dove son le belle
 arcade pastorelle?
 FABRIZIO
 Or le farò venir. Ehi. (Chiama il servo)
 LINDORA
                                          State zitto.
 Oimè con quella voce così alta
315voi mi fate stordir.
 FABRIZIO
                                     Veh, cosa sento?
 Ella non può sentir alzar la voce?
 LINDORA
 Lo stranuto e la tosse ancor mi nuoce.
 FABRIZIO
 Ma gran delicatezza!
 Credo provenga dalla gran bellezza.
 LINDORA
320Non dico; ma può darsi.
 FABRIZIO
 Certo, signora sì.
 LINDORA
 Quando lo dice lei, sarà così.
 Andrò, se si contenta,
 le amiche a ritrovar.
 FABRIZIO
                                        Ma non vorrei
325che troppo affaticasse;
 prima che sia arrivata
 per lei ci vuole almeno una giornata.
 LINDORA
 Andrò così bel bello,
 se si contenta lei, signor Fabrizio.
 FABRIZIO
330Ah vada, vada (che mi fa servizio).
 LINDORA
 
    Riverente a lei m'inchino.
 Ehi, braccieri, qua la mano.
 Venga presto... Andate piano.
 Venga poi... Non mi stroppiate.
335Correr troppo voi mi fate;
 mi vien mal, non posso più.
 
    Via, bel bello, andiamo avanti;
 le son serva, addio, monsù.
 
 SCENA VIII
 
 FABRIZIO, poi un servo
 
 FABRIZIO
 Sia ringraziato il ciel che se n'è andata.
340Ma cresce la brigata
 e il denar va mancando; e la carrozza
 sarà venduta ed i cavalli ancora.
 Pazienza, almen ho il gusto
 di veder due regazze innamorate
345che per me tutte due son spasimate.
 Oh diavolo! Che dici? (Al servo)
 Viene il conte Bellezza? Venga, venga.
 Giacché alla casa s'ha a veder il fondo,
 venga pur tutto il mondo.
 
 SCENA IX
 
 Arriva un burchiello da cui sbarca il conte BELLEZZA
 
 FABRIZIO
350Poh che gran signorone.
 Costui porre mi vuole in soggezione.
 CONTE
 Permetta, anzi conceda
 che prostrato si veda
 al prototipo ver de' generosi
355l'infimo de' suoi servi rispettosi.
 FABRIZIO
 Servitor obbligato.
 CONTE
 La fama ha pubblicato
 i pregi vostri con eroica tromba;
 l'ecco intorno rimbomba
360il nome alto sovrano
 di Fabrizio Fabroni da Fabriano.
 FABRIZIO
 Servitore di lei.
 CONTE
 Ed io pur bramerei,
 anzi sospirerei,
365benché il merito mio sia circonscritto,
 nel ruolo de' suoi servi esser descritto.
 FABRIZIO
 Anzi de' miei padroni.
 CONTE
 Ah mio signor, perdoni
 se tracotante, ardito,
370prevenendo l'invito,
 per far la mente mia sazia e contenta,
 son venuto a goder l'Arcadia in Brenta.
 FABRIZIO
 S'accomodi.
 CONTE
                         La fama
 poco disse finor di voi parlando,
375voi cantando, esaltando,
 veggo più, veggo molto
 in quell'amabil volto
 che con raggi di placido splendore
 spiega l'idea del liberal suo core.
 FABRIZIO
380Signor, lei mi confonde.
 Vorrei dir ma non so,
 per andar alla breve, io tacerò.
 CONTE
 Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace! Ella tacendo
385col muto favellar va rispondendo
 ed io che tutto intendo
 il genio suo comprendo.
 Ella vuol favorirmi ed io mi arrendo;
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 FABRIZIO
390Le renda o non le renda,
 è tutta una facenda.
 Se qui vuole restar, mi farà onore;
 cerimonie non fo, son di buon core.
 CONTE
 Viva il buon cor. Anch'io l'affettazione
395odio nelle persone;
 parlar mi piace natural affatto.
 Perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
 trabocca dalle labra il mio contento.
 FABRIZIO
400Se questo è naturale,
 parla ben, non vi è male.
 CONTE
 La provida natura
 prese di me tal cura
 che mi rese il più vago e il più giocondo
405grazioso cavalier che viva al mondo.
 FABRIZIO
 Me ne rallegro assai. S'ella bramasse
 riposarsi, è padron.
 CONTE
                                       Sì, mio signore;
 accetterò l'onore
 che l'arcisoprafina sua bontà
410gentilissimamente ora mi fa.
 FABRIZIO
 Vada pure. Pancrazio, (Al servo)
 servi questo signor.
 CONTE
                                       L'essuberanza,
 anzi l'essorbitanza
 delle grazie, onde lei m'ha incatenato...
 FABRIZIO
415Vada, basta così.
 CONTE
                                 Lasci che almeno...
 FABRIZIO
 Vada per carità.
 CONTE
                                Non fia mai vero
 ch'io manchi al dover mio...
 FABRIZIO
 Vada lei, mio signore, o vado io.
 CONTE
 
    Non s'adiri, di grazia, ch'io taccio.
420Non vo' darli più noia né impaccio.
 Bramo solo... Sto zitto e non parlo,
 più non ciarlo, credetelo a me.
 
    Ma tal pena chi puol mai soffrire?
 Io star cheto? Mi sento morire.
425Signor caro... ho finito in mia fé.
 
 SCENA X
 
 FABRIZIO solo
 
 FABRIZIO
 Con due pazzi di più nella brigata
 ora l'Arcadia in Brenta è terminata.
 E viva l'allegria. Corpo del diavolo,
 quand'io mi divertisco,
430proprio ringiovinisco.
 E quelle ragazzette,
 quanto sono carette!
 Per passare con esse i giorni miei,
 cospetto... non so dir cosa farei.
 
435   Per Lauretta vezzosetta
 la carrozza vada pure.
 Per quell'altra ragazzetta
 li cavalli vadan pure.
 Per madama vada il resto.
440Mi protesto,
 che non vo' pensar a guai.
 Sempre mai
 voglio star in allegria
 e si spenda in compagnia
445tutto, tutto quel che c'è.
 
 SCENA XI
 
 Camera in casa di Fabrizio.
 
 Madama LINDORA, poi il conte BELLEZZA
 
 LINDORA
 Dove Laura e Rosanna,
 dove mai sono? Ohimè, che nel cercarle
 dalla sala alla stanza
 ho tanto caminato
450che mi sento di già mancar il fiato.
 Vorrei seder un poco.
 Chi è di là? V'è nessuno?
 CONTE
 Madama, vi son io.
 LINDORA
 Da sedere... Oh perdoni;
455non v'avevo veduto.
 CONTE
 A tempo son venuto. (Le dà la sedia)
 S'accomodi.
 LINDORA
                         Mi scusi...
 CONTE
 Anzi al provido ciel le grazie io mando,
 perché degno mi fe' di suo comando.
 LINDORA
460(Non mi dispiace, è tutto gentilezza).
 Ma chi è lei, mio signore?
 CONTE
 Son il conte Bellezza,
 un vostro servitore,
 obbligato, divoto e profondissimo.
 LINDORA
465Anzi mio padronissimo.
 CONTE
 Deh mi conceda l'alto onor sovrano
 di poterle baciar la bianca mano.
 LINDORA
 Ahi!
 CONTE
            Cos'è stato?
 LINDORA
 M'avete rovinato il mio ditino.
470Toccate pian pianino;
 son tanto delicata
 che non posso sì forte esser toccata.
 CONTE
 Legerissimamente
 alzo la lattea delicata mano
475e con l'avida bocca...
 LINDORA
 No no, che se mi tocca
 l'acuto pelo che vi spunta al mento,
 mi vedrete cadere in svenimento.
 CONTE
 Lo farò con tal arte,
480siate pietosa, oh dio, se bella siete.
 LINDORA
 (Mi commove).
 CONTE
                                Prostrato,
 mia bella, al vostro piede,
 vi dimando pietà, grazia, mercede.
 LINDORA
 Via, prendete la mano.
 CONTE
485Cara man...
 LINDORA
                         Piano, piano.
 CONTE
 Ancor non l'ho toccata.
 LINDORA
 L'avete con il fiato un po' alterata.
 CONTE
 Andrò cauto anche in questo.
 Lasciate...
 LINDORA
                      Non stringete.
 CONTE
490Riposate la man sovra il mio braccio.
 LINDORA
 Che ruvido pannaccio!
 CONTE
 Vi porrò il fazzoletto.
 LINDORA
 Non mi par molto netto.
 CONTE
 Dunque che far dovrò?
 LINDORA
495Non saprei.
 CONTE
                         Ah madama, io morirò.
 LINDORA
 Vi vorrei compiacer ma non vorrei
 che la mia compassione...
 CONTE
 Trovata ho una invenzione
 che non vi spiacerà. La bella mano
500alzate da voi stessa
 e mentr'ella s'appressa al labbro mio
 il labbro inchino e me gl'accosto anch'io.
 LINDORA
 Mi contento.
 CONTE
                          Sian grazie al cielo, al fato;
 generosa madama, io son beato.
505Eccomi, alzate un poco.
 Ancora un poco più.
 LINDORA
                                       Non mi stancate.
 CONTE
 Ma se non vi fermate
 per un momento solo...
 
 SCENA XII
 
 FABRIZIO e FORESTO e detti
 
 FABRIZIO
 Signor conte Bellezza, io mi consolo.
 FORESTO
510Ancor io ma di core.
 CONTE
 (Indiscreta fortuna!) Ma di che?
 FABRIZIO
 Il principe lei è
 per tutto questo dì d'Arcadia nostra.
 CONTE
 È gentilezza vostra,
515non già merito mio.
 FABRIZIO
 Anzi i meriti vostri a noi son noti
 e creato v'abbiam con tutti i voti.
 LINDORA
 Anch'io l'Arcadia lodo
 e d'esservi soggetta esulto e godo.
 CONTE
520Ah che più goderei
 il bramato piacer de' labbri miei.
 FORESTO
 A voi, principe degno,
 del suo rispetto in segno
 manda l'Arcadia nostra
525questo serto di fiori.
 LINDORA
 Ahi mi fate morir con questi odori.
 FABRIZIO
 Via, madama Lindora
 non li può sopportar.
 CONTE
                                         Deh riponete
 questo serto fatale.
 LINDORA
530Mi sento venir male.
 FABRIZIO
 Presto, presto, tabacco.
 LINDORA
                                            Sì, tabacco.
 FABRIZIO
 Prenda.
 LINDORA
                  È troppo granito,
 se lo prendo, potria mancarmi un dito.
 CONTE
 Questo è fino assai più.
 LINDORA
535Non mi piace, signor, va troppo in su.
 FORESTO
 (Ora l'aggiusto io.
 Con questa stranutiglia
 mi voglio divertir con chi ne piglia).
 Prenda, prenda di questo.
540È foglia schietta, schietta e leggierissima.
 LINDORA
 Questo, questo mi piace, obbligatissima. (Prende tabacco)
 FORESTO
 Comanda? (Al conte)
 CONTE
                        Mi fa grazia. (Prende tabacco)
 FORESTO
 E voi? (A Fabrizio)
 FABRIZIO
                Mi fate onore. (Lo prende anche lui)
 FORESTO
 (Voglio rider di core;
545la stranutiglia vera
 li farà stranutar fino alla sera). (Parte)
 FABRIZIO
 
    Vada, vada.
 
 CONTE
 
                            Vada lei. (A Lindora)
 
 LINDORA
 
 Anzi lei. Vada. Eccì. (Stranuta)
 
 FABRIZIO, CONTE
 
 Viva, viva.
 
 LINDORA
 
                       Grazie. Eccì. (Stranuta forte)
550Ahi! Eccì. Ahi! Eccì. (Si getta a sedere)
 
 FABRIZIO
 
 Poverina!
 
 CONTE
 
                     Presto. Eccì. (Stranuta)
 
 FABRIZIO
 
 Che bel garbo! Son qua io.
 Forti, eccì. (Stranuta)
 
 CONTE
 
                        Alto. Eccì. (Stranuta)
 
 LINDORA
 
 Adiutatemi, eccì.
 
 CONTE, FABRIZIO
 
555   Che tabacco, eccì, eccì.
 
 A TRE
 
 Maledetto, eccì, eccì.
 Che tormento che mi sento,
 più non posso, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
    Via, madama, non è niente.
 
 FABRIZIO
 
560Che tabacco impertinente!
 
 LINDORA
 
 Acqua fresca per pietà. (S’alza)
 
 CONTE
 
    Vado a prenderla, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Ve la porto, eccì, eccì.
 
 LINDORA
 
 Il mio naso, la mia testa,
565il mio petto, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
 V'è passato?
 
 LINDORA
 
                          Signorsì.
 
 FABRIZIO
 
 State meglio?
 
 LINDORA
 
                            Par di sì.
 
 A TRE
 
    Dunque andiamo in compagnia
 a goder con allegria
570dell'Arcadia il primo dì.
 
    Vada, vada, eccì, eccì.
 Maledetto tabaccaccio.
 
 CONTE
 
 Oh che impaccio! Eccì, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Favorisca.
 
 LINDORA
 
                      Signorsì.
 
 A TRE
 
575Faccia grazia; eccì, eccì.
 
 Fine dell’atto primo